“Ogni cane merita una seconda possibilità!” questa la filosofia che sta alla base di Second Chance For Dogs.
La storia ci mostra che cane e uomo hanno condotto insieme, e continuano a condurre, un cammino che dura da migliaia di anni. Ovunque e comunque, nel tempo e nello spazio, cane e uomo hanno condiviso dei segmenti di evoluzione talmente amalgamati, da indurre gli studiosi a parlare – in riferimento e queste due specie – di “coevoluzione”. In altre parole l’uomo non sarebbe quello che è oggi se non ci fosse stato il cane e viceversa.
C’erano spazi e ritmi di vita diversi un tempo, alla natura era concesso di fare il suo corso, nel bene e nel male il cane esprimeva le sue motivazioni, in un certo senso cane e uomo erano liberi anche di sottrarsi a certe sovrastrutture e imposizioni tipiche dei nostri giorni. La società moderna invece, impone ritmi e stili di vita frenetici, spazi ristretti, regole ed etichette a cui tutti devono adeguarsi. Ma l’attrazione uomo-cane insiste e persiste, anche se lo stile di vita e gli orari lavorativi ci portano a restare fuori casa per diverse ore al giorno o a vivere nella piena frenesia delle città metropolitane, sentiamo il bisogno di condividere tutto ciò con qualcuno che non ci giudica, che ci riporta sempre e comunque all’essenziale, che dipende quasi completamente da noi.
Quando si adotta o si acquista un cane, lo si fa con le migliori intenzioni possibili; che provenga da allevatore o dal canile, questo individuo è un mix di genetica ed esperienze, che viene catapultato in un contesto sociale e familiare già formato e che potrebbe non essere ideale per lui o lei.
Ecco quindi che alcuni comportamenti emessi come “sfogo” o manifestazione di disagio, vengono percepiti come problematici e a volte lo sono a tutti gli effetti, in quanto non adattativi e potenzialmente pericolosi per il cane stesso e per gli altri.
A volte queste condizioni non ideali insorgono solamente dopo aver scelto di adottare o acquistare un cane, dopo che questo è diventato un affezionato compagno di vita. A volte la famiglia non ha le risorse economiche, ambientali, sociali o culturali per poter affrontare e risolvere queste situazioni. A volte semplicemente non sa a chi rivolgersi, o peggio, è vittima di un vero e proprio terrorismo psicologico da parte di incompetenti che hanno il solo scopo di lucrare approfittando della disperazione e della paura.
Purtroppo, spesso queste sono le premesse che portano una famiglia a non riuscire più a garantire condizioni di rispetto dei bisogni etologici del cane.
L’insorgenza di problemi comportamentali nel cane segna quasi sempre un punto di rottura all’interno della relazione di fiducia cane-proprietario, la famiglia a quel punto non si sente più adeguata a gestire un cane “problematico” e potrebbe decidere di:
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- procedere con una rinuncia di proprietà affidando il cane a una pensione o un canile che non sempre hanno strutture e personale adeguato alla gestione e alla riabilitazione di cani definiti “problematici” , che ammesso accetti cani difficili, non ha struttura e personale in grado di recuperarlo dal punto di vista comportamentale, condannandolo ad una vita in box;
- in casi estremi (se ritiene che i problemi comportamentali siano troppo gravi) rivolgersi ad un veterinario richiedendone la soppressione.
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Noi non siamo favorevoli a nessuna delle due soluzioni, nella maniera più assoluta. Prima di tutto perché se si adotta un cane ci si prende la responsabilità della sua vita…per sempre. Poi perché l’eutanasia è una soluzione che solo il veterinario coscienzioso può valutare e sole se ci sono dei problemi di salute talmente gravi da essere incompatibili con la vita stessa.
Ecco perché vorremmo creare un’alternativa valida, costruendo un centro di riabilitazione o nei casi più estremi di accoglienza a lungo termine.